Biografia

In data 1° febbraio 1951 la prima sezione del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione esprimeva all’unanimità parere favorevole sulla proposta. Il decreto, firmato da Luigi Einaudi, fu pubblicato il 18 aprile 1951 sulla Gazzetta Ufficiale. Riviste italiane e straniere, tra cui due importanti riviste statunitensi ne diedero notizia. Con l’anno accademico 1951-52 iniziai il corso ufficiale su incarico di Storia della Medicina. Ciò significava per me l’inizio della carriera accademica, autorizzata dal Ministero e per Ferrara l’introduzione di una disciplina ammessa regolarmente nello Statuto dell’Università. Quelli ferraresi furono per me anni oltremodo prosperi e lusinghieri in un ambiente accademico non ampio, ma assai cordiale e amichevole.
Tra le tante personalità, che ebbi occasione di conoscere nel clima ferrarese ricordo con particolare affetto e con ammirazione Gaetano Boschi, Magnifico Rettore dell’Università di Modena, insigne neuropsichiatra, e cultore della Storia della Medicina domiciliato a Ferrara in palazzo Boschi già Costabili e nella stessa città consulente in una Casa di cura.
Le mie lezioni furono ben frequentate e altrettanto gli esami. Due discepoli mi furono particolarmente cari e assai apprezzati per la loro capacità di ricerca: Cesare Menini, che quindici anni più tardi avrebbe assunto l’incarico di insegnamento e Guelfo Sani, giovane di notevole ingegno, che aveva pubblicato una ricerca interessante su Ludovico Bonaccioli e diversi anni più tardi, discepolo di Pietro Quinto, sarebbe divenuto direttore della Clinica ostetrico-ginecologica dell’Università di Bologna.
Non era passata certamente inosservata alle Autorità accademiche dell’Università di Padova la brillante notizia della fondazione di un insegnamento storico-medico in quel di Ferrara: fu così che il professor Achille Roncato, già mio insegnante di chimica biologica a Padova mi invitò alla Biblioteca medica Pinali, di cui era direttore, per un colloquio di natura storico-medica e con l’invito a occuparmi del riordino e della sistemazione dell’ingentissimo e pregevole materiale librario, che per disordini precedenti e per le malaugurate vicissitudini del periodo bellico era rimasto alquanto trascurato. Sarei stato aiutato in questo lavoro dal professor Gustavo Tanfani, libero docente in Storia della Medicina, ma ormai anziano e piuttosto stanco, e dalla signora Lea Michelini Greselin, impiegata nella Biblioteca stessa. Due pomeriggi alla settimana Tanfani ed io prestavamo la nostra opera con attenzione e con grande interesse. Migliaia e migliaia di libri preziosi, di edizioni cinquecentine e di qualche incunabolo medico passarono attraverso le nostre mani e i nostri occhi.
Proprio nel 1952 ricorreva il trentesimo anno di laurea dell’amico e maestro Adalberto Pazzini. Mi diedi da fare e raccolsi una trentina di scritti, rilasciati da storici della medicina italiani e stranieri per dedicarli al professor Pazzini in un volume, edito da “Minerva Medica”, il cui illustre direttore, Tomaso Oliaro, mi era caro amico. Presentai il volume al Pazzini il 13 febbraio 1954 nel corso di una cerimonia ufficiale, in cui prendemmo la parola l’amico senatore prof. G. Alberti ed io.
Il 24 ottobre 1953 tenni a Verona in occasione di un importante congresso una relazione su Il pensiero psicosomatico attraverso i tempi, che ebbe un buon successo e persino un’ampia e positiva recensione su <<Excerpta medica neurology and psichiatry>> dell’ottobre 1954. Egidio Meneghetti, già mio insegnante di Farmacologia e Rettore Magnifico dell’Università di Padova, personaggio di alto rilievo sul piano scientifico, sociale e politico, era presente: si entusiasmò alla mia lettura e al termine mi venne incontro felicitandosi con me e invitandomi a un colloquio nel suo Istituto. Due erano pertanto i miei padrini per la scalata all’austero e rigido Sacrario della medicina. Si arrivò sotto la protezione di questi due autorevoli personaggi al colloquio con il Magnifico Rettore, prof. Guido Ferro, che ci ricevette il 18 gennaio 1955 alle ore 11 in Rettorato al Bo’. L’atmosfera allora era quella di un tempio. Il Magnifico fu assai lieto di conoscermi, mi promise il suo appoggio e volle che subito si iniziasse il mio insegnamento ufficiale su incarico. Iniziai con una prolusione dal titolo: Pensiero e dottrina di Girolamo Fracastoro a quattrocento anni dalla sua morte nell’Aula E nel cortile antico dell’Università. Fui presentato con parole assai lusinghiere dal Preside prof. Luigi Bucciante, Erano presenti i più autorevoli colleghi della Facoltà: i professori Santonastaso, Pellegrini, G. B. Belloni, Maleci, Ravasini, Ceccarelli, Stella, Raso, e il mio, ormai amico, prof. Gaetano Boschi, Rettore Magnifico dell’Università di Modena e mia madre, seduta tra i professori Roncato e Meneghetti. Qualche anno più tardi vennero a mancare quest’ultimi, convinti patrocinatori dell’esigenza assoluta di una cattedra ordinaria di ruolo per la mia materia, ancor più importante che in Facoltà di altre città per il fatto, come scrisse anche l'autorevole Sigerist che la medicina moderna è nata proprio nello Studio padovano. La mia prolusione fracastoriana fu assai apprezzata e pubblicata su <<Minerva Medica>> ebbe notevole diffusione. Dovetti attendere quattordici anni per il concorso a professore ordinario della materia, nomina questa, che fu tra l’altro l’ultimo atto firmato da Guido Ferro nel suo lungo Rettorato.
Nell’intento di allargare le mie vedute e un’interpretazione più raffinata del pensiero medico nella sua storia mi ero accostato dopo il 1950 a Henry Sigerist, che, rientrato dagli Stati Uniti si era ritirato nella “Casa Serena“ a Pura nel Canton Ticino in Svizzera. Il contatto con questo insigne Maestro fu per me oltremodo fruttuoso. Alla conoscenza della mia chiamata a Padova l’insigne Maestro così mi scriveva il 22 febbraio 1955: <<Caro collega La ringrazio calorosamente di aver pensato a me mandando i giornali con la gradevole notizia che Lei sia incaricato dell’insegnamento della storia della medicina all’Università di Padova. Io ho sempre considerato Lei il più eminente erudito della Sua generazione. Gradisca i miei auguri vivissimi e mi creda suo dev.mo., H. E. Sigerist, M. D.>>.
Già verso il termine del primo anno di insegnamento e più precisamente con la data “Padova, 1 luglio 1955 “ si pubblicava il primo volume di <<Acta Medicae Historiae Patavina>>, con una Presentazione, che così concludeva: <<Licenzio il primo volume di Acta Medicae Historiae Patavina formulando l’augurio che l’attività storico-medica della nostra Scuola possa ulteriormente progredire ed affermarsi e possa sorgere pure una fattiva collaborazione scientifica, di cui si è gia visto qualche favorevole segno, con gli altri importanti e più maturi Istituti scientifici della nostra Università.
Perché la Storia della Medicina non è “la dottrina dei morti”, come taluno ingenuamente e fornito di scarsa informazione può ritenere, ma è disciplina viva, che, accanto alla custodia delle antiche, gloriose reliquie del passato, intende svolgere una funzione altrettanto nobile in sede teorica, propedeutica, critica e proiettare i semi di un passato fecondo verso l’avvenire, partecipando all’evoluzione progressiva della medicina, non certo al suo regresso>>. Ma di questa rivista si dirà ancora più oltre.