Biografia

Nello stesso anno 1955 fu bandito il “Concorso per professore straordinario alla Cattedra di Storia della Medicina dell’Università di Roma“. Fu il professor Meneghetti a spingermi, affinchè partecipassi a questo concorso pur avendogli io chiarito che non mi sentivo ancora adeguato a tale prova. Vi partecipai e mi fu rilasciato tuttavia dalla Commissione, composta dai professori C. Frugoni, V. Puntoni, A. Cazzaniga, R. Ciasca e G. Di Macco il seguente giudizio:

“omissis

In taluni studi … si manifesta una lodevole attitudine a inquadrare il dato singolo in una più ampia visione del processo storico … la Commissione ritiene che il candidato, perseverando nella sua attività, riuscirà meritatamente ad affermarsi “(Min. P. I., Estr. dal “Boll. Uff.“ parte Ia , del 26 gennaio 1956, n. 4, p. 3).
Va detto che in questa occasione non era stata stilata una terna, perché il Ministero aveva messo a disposizione soltanto la cattedra di Roma, predestinata giustamente al professore Pazzini.
Considerata l’intensa attività scientifica e didattica, svolta dalla giovane Cattedra di Storia della Medicina, la Facoltà medica su proposta del Preside Luigi Bucciante, calorosamente avallata dal Magnifico Rettore Guido Ferro, decretò la creazione di un Istituto di Storia della Medicina a decorrenza dal 1° novembre 1957 assegnandomi la direzione. Una sede era già in funzione dall’anno precedente all’ammezzato della scala sinistra del palazzo degli Istituti anatomici, edificato dal Fondelli e inaugurato nel 1922. Si trattava di un locale, già appartenuto all’Istituto di Medicina del lavoro del professore Salvatore Maugeri: un ambiente angusto, costituito da un unico stanzone tramezzato, provvisto di una sola ampia finestra su via Falloppia e da uno stanzino cieco con lavandino e acqua corrente. L’arredamento fu agevolato in parte dal prof. Roncato, che cedette qualche mobile dalla Biblioteca Pinali e da altra suppellettile, ricuperata dal mio primo e affezionato allievo, Franco Di Cianni, divenuto primario ginecologo all’Ospedale di Marostica, oggi già in quiescenza. Nella biblioteca si raccolsero 350 volumi, donati in parte dalla Pinali e pure da me stesso e tanti opuscoli.
Furono anni di intenso lavoro: lezioni, seminari, ricerche e tante altre attività, di cui si dirà sinteticamente più oltre. C’era sempre nell’Istituto, pur nella serietà del lavoro, un’atmosfera quasi bohémienne. C’era un via vai di colleghi e di studenti e, beninteso, di assistenti a vario titolo.
Nel 1965 si compie un grande passo: l’Istituto prende possesso diretto di tutta la struttura della Biblioteca medica Pinali, sezione antica, essendosi la sezione moderna già staccata tre anni innanzi e trasferita al Policlinico di via Giustiniani.
Un complesso di manovre amministrative, da me suggerite e dal preside Bucciante delicatamente pilotate, ci aiutò a raggiungere questa posizione dignitosa e decorosa al primo piano dello stesso Palazzo, in cui erano operanti gli Istituti di Anatomia umana normale, di Anatomia patologica, di Medicina legale, di Istologia ed Embriologia e di Anatomia medico-chirurgica. Il nostro Istituto si estendeva al primo piano sul versante prospiciente via Falloppia, costituito da una stanza per la segreteria, uno studio per il direttore, due ampi saloni a uso biblioteca, una sala di lettura, una per uso didattico e inoltre uno stanzino per le attrezzature scientifiche e un altro per i servizi igienici. La Storia della Medicina finalmente si realizzava anche sul piano logistico e funzionale.
Rimanevano all’Istituto ancora la sua sede primitiva e un ambiente nello scantinato per deposito di materiale librario.